venerdì 23 marzo 2018

LE FERITE DEL PARTO: un simbolo, un bisogno, un'opportunità.

Che gioia presentare questo workshop! 
E' bello avere l'opportunità di condividere il frutto di tanto studio e dell'esperienza di questi anni... io e Katia ci stiamo preparando per offrirvi un bel panorama su questo tema e una borsa di strumenti utili per avere cura delle cicatrici, le vostre e quelle delle madri che incontrerete nel vostro cammino. 
Grazie a Martina per l'entusiasmo e l'impegno con cui arricchisce il suo lavoro... vi aspetto in tanti! A presto, Irene.



LE FERITE DEL PARTO: un simbolo, un bisogno, un'opportunità. 



WORKSHOP

Venerdì 8 giugno 2018 
dalle 14.00 alle 19.00

presso HOTEL DEI CONGRESSI Viale Shakespeare, 29 - ROMA

promosso e organizzato da Latte & Coccole 

condotto da Irene Bisignano e Katia Micheletti
per info e prenotazioni clicca qui.

(Quota di iscrizione ridotta per chi si iscrive ENTRO il 3 aprile)


Temi trattati: la presenza della ferita e della cicatrice nell'esperienza della maternità, come e perché avere cura delle ferite e delle cicatrici del parto, aspetti simbolici e culturali delle ferite e delle cicatrici del parto.

Il workshop è rivolto a: le mamme che hanno voglia di confrontarsi su questo tema, i professionisti che a vario titolo si occupano di maternità e nascita, tutti gli interessati ai temi in oggetto.



Programma
  • Ferite e cicatrici tra simboli e significati
  • Dati epidemiologici sulle ferite del parto
  • L'esperienza delle madri: i risultati della ricerca "Quando il parto lascia il segno"
  • Il processo di cicatrizzazione
  • Gli strumenti per la cura delle ferite e delle cicatrici del parto
  • Presentazione dei percorsi di cura esistenti, e dei diversi approcci, nella cura delle cicatrici (operatori)
  • Laboratorio di self care della cicatrice del parto (mamme)
  • Discussione e conclusione lavori

Il lavoro sarà condotto in una modalità esperienziale, si suggerisce un abbigliamento comodo, ogni partecipante riceverà al termine del workshop una dispensa con i contenuti trattati durante l'incontro.





mercoledì 21 marzo 2018

Quando il parto lascia il segno. Le ferite e le cicatrici del parto.


"Le cicatrici sono aperture attraverso le quali un essere entra nella soltudine dell'altro"
Frida Kahlo

Perché parlare delle ferite e delle cicatrici del parto?

Tante volte ho risposto a questa domanda negli ultimi anni a chi, tra la curiosità e lo scetticismo, si è avvicinato a questo mio interesse.

Provo a sintetizzare la risposta, oggi, in questo post che condivido con voi.

Perché parlare dei "segni" lasciati dal parto?
Innanzi tutto perché esistono, e non sono un fatto irrilevante.
Nove donne su dieci* dopo aver partorito riportano una ferita, spontanea o chirurgica. Le ferite del parto esistono in diverse forme, e conivolgono diverse parti del corpo, a seconda che la donna abbia partorito attraverso un taglio cesareo, che abbia subìto un'episiotomia in un parto per via vaginale o che abbia riportato una lacerazione perineale spontanea. Sono diverse, come diverse sono le esperienze di nascita che le hanno procurate, come diverse tra loro sono le madri che hanno partorito, e sono diverse quanto diversi sono coloro che hanno assistito la madre durante il parto.
E, no, non è un discorso solo energetico, le ferite raccontano più fatti di quanto si possa immaginare, e così le cicatrici che ne derivano.

Ancora una volta, perché parlare delle ferite del parto?
Perché troppo spesso le indicazioni sulla cura delle ferite, dopo il parto, si limitano a misure di natura igienica, che lasciano intendere che le ferite guariscono senza bisogno di cure particolari. Questo atteggiamento non riguarda soltanto le ferite ma più in generale la salute e il benessere delle donne dopo il parto. Le madri, il più delle volte, sono dimesse dall'ospedale dopo il parto con il suggerimento di effettuare una visita di controllo dal proprio "curante" dopo quaranta giorni, o dopo pochi giorni se occure rimuovere i punti di sutura.
Il puerperio, il tempo misterioso e prezioso in cui la donna diviene per la prima, o per l'ennesima volta madre è quasi del tutto scomparso, e con lui va scomparendo la grande dote di sapienza dell'avere cura della madre in questo tempo di passaggio, che in passato era di tutte le donne, specialmente di chi aveva visto nascere molte madri. Chi diventava madre sapeva di aver bisogno di cure speciali, e non era consiedato un lusso riceverne.
Parlare delle ferite del parto ci serve per comprendere meglio i bisogni della donna nel puerperio. Chi si occupa di maternità ha il dovere di preoccuparsi di questo per non dover, come troppo spesso accade, prendere atto dei sintomi di questo vuoto quando è già tardi per prevenirli.
Inoltre, il mio augurio, è che il grande sapere delle donne dell'aver cura delle madri non vada perduto, e non diventi appanaggio di tecnici e specialisti. Vorrei che le cure nel puerperio fossero tramandate innanzi tutto da donna a donna come è sempre stato, per questo è utile parlare di ferite e cicatrici del parto, perché partorie non è come pagare il conto alla cassa del supermercato, che torni a casa con il fagotto e non ci pensi più...

Per finire, perché parlare e occuparsi delle cicatrici del parto?
Perché spesso, le madri lo raccontano, queste cicatrici fanno male. Il rapporto della donna con il proprio corpo e con la propria femminilità è influenzato dall'esperienza del parto e dal rapporto che la madre ha con il segno di questa esperienza, con la cicatrice*. Questa può essere considerata un simbolo della condizione vissuta da molte donne nella nostra società, che, diventando madri, subiscono condizioni che possono essere vissute e considerate come discriminanti e abusanti.
E' necessario promuovere le condizioni che rendano la presenza della cicatrice del parto, e l'esperienza stessa del parto, una risorsa per la donna, un bagaglio al quale attingere nella vita futura, piuttosto che una penalizzazione procurata dall'essere diventata madre. 

Tutto qui...? No, ci sarebbero ancora molte cose da dire. Penso di non esagerare nel dire che nella mia vita professionale e personale non mi era mai capitato di confrontarmi con un tema così sconfinato. Notti insonni per poterne soltanto, a mala pena, sfiorare il significato. 
Ma... questo è un post, non un trattato, dunque... alla prossima! :)



* I dati fanno riferimento alla ricerca "Quando il parto lascia il segno", elaborata in occasione della mia Tesi di Laurea in Ostetricia.

martedì 15 marzo 2016

Biscotti fiocchi d'avena e cocco (senza latte e senza uova)

Biscotti d'avena vegan ok? Un grande classico! Ditemi poi se esiste al mondo un frutto più straordinario del cocco... nelle ricette, per me, è successo assicurato. Allora mamme ecco la seconda ricetta delle nostre merende insieme. E occhio alle calorie perché sono vegani si, ma... come avete visto, uno tira l'altro.
 Ecco gli ingredienti:
- 150 g di farina di riso integrale
- 150 g di fiocchi d'avena
- 100 g di cocco grattuggiato
- 60 g di olio di mais deodorato
- 150 g di latte di mandorla al naturale (senza zucchero)
- 60 g di zucchero di canna grezzo
- 50 g di uvetta (facoltativa)

Mescolare insieme gli ingredienti, alla fine il composto deve essere piuttosto morbido. Io li metto sulla placca rivestita di carta da forno utilizzando un cucchiaio, anzi due! Vanno infornati fino a quando nun risultano dorati (circa 10 minuti) nel forno preriscaldato a 180°.
Gnam, Gnam. Proverò presto una versione sugar free e vi terrò aggiornate!








biscotti alla mandorla

Muffin al cacao e composta ai frutti di bosco (senza latte e senza uova)

Tra la fine di un semestre universitario e l'inizio dell'altro ho incontrato due gruppi splendidi di mamme e figlie e abbiamo percorso insieme il viaggio nella femminilità Il corpo racconta. E' stato straordinario, hanno riempito il mio cuore di emozioni che mi danno la forza di percorrere i passi che verranno!
Come sempre la merenda era bio, vegan ok e fatta con amore... e come sempre ho promesso alle mamme di condividere le ricettine. E siccome ogni promessa è debito, ecco la prima, la più cioccolatosa:

- 300 g di farina tipo 2 (semintegrale)
- 180 g di zucchero di canna grezzo
- 100 g di olio di semi di mais deodorato
- 350 g di latte di mandorla al naturale (senza zucchero)
- 1 bustina di lievito
- composta ai frutti di bosco senza zucchero

Io mescolo sempre gli ingredienti tutti insieme perchè il Bimby in questo è un gran vantaggio... ma mi dicono che la cosa migliore si mescolare gli ingredienti liquidi in una ciotola per poi versarli, mescolando, in un'altra ciotola nella quale ci siano farina e zucchero. Il lievito lo aggiungo sempre alla fine, quando il composto è già ben lavorato.
Ho preferito fare dei muffin ma credo che venga bene anche una torta con gli stessi ingredienti.
Per il cuore di marmellata, ho messo nelle cartine un pochino di impasto (meno di metà cartina), poi ho aggiunto al centro un cucchiaino di composta e per finire l'ho coperto con un altro cucchiaio di impasto.
Devono cuocere circa 15/20 minuti in forno preriscaldato a 180°. Per me l'abinamento cacao e frutti di bosco e imbattibile... credo che sperimenterò ancora su questo fronte!! Stay tuned, ora posto subito anche l'altra...